L’articolazione dell’amministrazione si concretizza secondo varie formule organizzative. Ora però nella scelta di queste formule, non è sempre possibile rintracciare una razionalità di fondo. L’evoluzione dell’organizzazione amministrativa è infatti legata al mutare degli equilibri esistenti fra politica e amministrazione (ad esempio quando la politica arretrava, si usavano autorità amministrative indipendenti per dare più autonomia alle amministrazioni, quando aumentava il ruolo della politica si usava nelle spa che il potere politico esercitasse i poteri “privati” dell’assemblea dei soci). Altre volte fattori esterni finiscono per compromettere la funzionalità del modello organizzativo, orientando la scelta verso soluzioni idonee a soddisfare esigenze estranee all’interesse da curare: quindi a volte l’amministrazione è modellata sugli interessi degli operatori.

Parlando dell’amministrazione e della sua organizzazione occorre distinguere tra l’amministrazione che fa e l’ amministrazione che fa fare.

L’amministrazione “che fa” è quella che provvede direttamente a soddisfare gli interessi; quella “che fa fare” assicura la soddisfazione degli interessi con l’attività di altri organismi pubblici, formazioni sociali o privati. La soluzione organizzativa che ricorre all’attività di altri organismi pubblici è quella prevalente nelle istituzioni UE. Essa preferisce delegare il compimento di certe attività alle amministrazioni giù presenti, spingendosi a volte fino a determinare degli specifici obblighi organizzativi che richiedono istituzione di apposite strutture deputate a svolgere funzioni da essa reputate necessarie (ad esempio normativa sulla concorrenza: L’UE ha imposto la costituzione di Autority nei vari stati, prevedendo l’inserimento di queste ultime nell’ambito di una vasta rete UE con a capo la Commissione). Il rapporto tra ente territoriale “superiore” ed ente territoriale “minore” si sta caratterizzando per la cosiddetta. “delega” (esso è un processo di redistribuzione delle funzioni amministrative., rafforzato con il principio di sussidiarietà verticale). Oltre ciò, l’amministrazione può “fa fare” anche a formazioni sociali (qui la presenza di organismi dell’associazionismo volontario prestanti spontaneamente la loro attività rende superfluo un intervento diretto dall’amministrazione: quest’ultima verificherà solo il rispetto di standard qualitativi delle prestazioni offerte) e privati(in questo caso le esigenze di controllo aumentano: il privato presta la sua attività per fine di lucro, che può interferire sullo svolgimento della funzione. Qui avremo quindi es. concessioni, abilitazioni, licenze per garantire).

Parlando delle amministrazioni occorre poi distinguere tra amministrazioni stabili e amministrazioni straordinarie

In conseguenza dei vincoli organizzativi/procedimentali caratterizzanti le amministrazioni stabili, la soluzione organizzativa può dimostrarsi inadeguata a far fronte o a situazioni di emergenza o a eventi cmq imprevisti. Si sono create allora le amministrazioni straordinarie: esse consentono di bypassare la complessità organizzativa e procedimentale, caratterizzante le amministrazioni stabili. Il tratto che caratterizza queste ultime è il carattere temporaneo della funzione che devono svolgere e la semplificazione delle procedure che possono adottare: l’investitura perdura sino al raggiungimento della missione affidata. In alcuni casi si fa ricorso a strutture stabilmente presenti nell’apparato organizzativo e previste proprio per far fronte a situazioni transitorie: ad esempio Protezione civile (dipartimento della Presidenza del Consiglio) investita permanentemente di funzioni di prevenzione, ma chiamata ad assolvere ruoli operativi e di raccordo al verificarsi di situazioni d’emergenza.

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