Con Diocleziano si assiste alle ultime quattro persecuzioni dei cristiani, avvenute tra 303-304, dopo circa quarant’anni di pace. Egli perseguitò i cristiani per fini politici, in quanto avvertiva il forte pericolo della diffusione del cristianesimo, tanto che l’impero, sotto la sua guida, appariva un impero cristiano governato da un pagano.

Il cristianesimo rappresentava fondamentalmente una rottura, nell’impero, con usanze, tradizioni e religioni pagane, le quali erano tipiche della romanità.

Galerio, uno dei due cesari nominati in seguito alla grande riforma istituzionale imperniata sulla tetrarchia emanata da Diocleziano, fu il primo ad emanare a Sardica un Editto di tolleranza verso i cristiani nel 311, nonostante il suo odio verso di essi. Tale emanazione è dovuta alla sua conversione avvenuta in punto di morte, al fine di ottenere il perdono divino.

Il secondo editto di tolleranza verso i cristiani viene emanato da Costantino, insieme con Licino, nel febbraio del 313, denominato Editto di Milano. Su questo editto vi sono però delle tesi contrastanti, in quanto viene posta in dubbio la sua reale esistenza, a causa della mancanza di testimonianze scritte di esso. Le uniche testimonianze ci vengono fornite dai riferimenti che diversi personaggi storici, nel loro trattati, fanno di questo editto.

L’editto di Milano sarebbe stato emanato per liberalizzare tutti i culti. Costantino, dimostrò comunque un atteggiamento propenso a far sì che la chiesa cristiana potesse liberamente esercitare il proprio credo, favorendola anche con delle agevolazioni, come, ad esempio, l’esenzione dal pagamento di alcuni munera che egli concesse ai cristiani, o ancora, la restituzione dei beni confiscati in Africa e in Calabria.

Tra il 318 del 321 una serie di provvedimenti segnarono l’introduzione di istituti nuovi nella vita della Chiesa. Tra questi, il più notevole fu L’Episcopalis Audientia, che fece la sua apparizione presumibilmente intorno altre 118, in una norma in cui Costantino dispose che i giudici ordinari lasciassero le cause, anche se già iniziate, al giudizio vescovile, qualora le parti, magari per ubbidire all’invito di San Paolo a risolvere le controversie tra i fedeli all’interno della comunità, l’avessero richiesto concordemente.

Dall’introduzione di questo nuovo istituto nasce però il problema di capire se questo dà vita ad una giurisdizione vescovile o ad un arbitrato, quindi a capire quale fosse la volontà di Costantino nel crearla. L’Episcopalis Audientia nella mente di Costantino rappresentava sicuramente l’istituzione di un semplice arbitrato, ed infatti le parti potevano rivolgersi al vescovo solo con la volontà concordata di ambedue. Nel 452 Valentiniano III insisterà sull’esigenza del previo compromesso tra le parti, escludendola dalle cause penali, e intendendo tale istituto come una delle forme d’arbitrato che il diritto romano usava riconoscere, con minore o maggiore larghezza, ai vari culti.

Solo Giustiniano si orienterà verso la previsione di una vera e propria forma giurisdizionale: essa si trasformerà in una mera giurisdizione vescovile.

Altro istituto famoso è la Manumissio in Ecclesia. Essa consentiva l’affrancazione dei servi da parte dei cristiani, evidenziando un legame con la romana manumissio inter amigos, la quale consentiva, in modo pagano, di liberare gli schiavi durante feste o banchetti.

Con tale manomissione però si liberavano in modo cristiano gli schiavi, durante un rito ecclesiastico, facendo, in tal modo, ricevere a questi schiavi la romanità, ovvero la cittadinanza romana. Tale caratteristica differenzia questa manomissione con quella romana (inter amigos), con la quale invece gli schiavi liberati non ottenevano la romanità bensì la latinità.

Tra i meriti di Costantino nei confronti dei cristiani va annoverata la concessione alle loro chiese della capacità di ricevere eredità e legati. Ivi si collocano le Donationes pro anima, le quali permisero alla chiesa di accumulare ricchezze, soprattutto in procinto dell’anno 1000. Queste donazioni, compiute in massa, a causa della convinzione che l’umanità sarebbe scomparsa con l’avvento dell’anno 1000, consentivano a chi effettuava tali donazioni, di procacciarsi un posto in paradiso.

La Chiesa diventa religione di Stato, e le norme del credo religioso devono essere osservate da tutti, collocate perciò nei codici, grazie all’editto di Tessalonica emanato nel 380.

Nei codici Teodosiano e Giustinianeo è riscontrata la presenza di questo editto.

Costantino, mediante il termine cunventicula cristianorum, indica dei nuclei non troppo numerosi di persone che ruotano attorno ai sacerdoti, i quali danno differenti interpretazioni della religione. Per questo motivo la Chiesa si trova frammentata. Da questa frammentarietà iniziano a nascere le prime eresia, le quali rappresentano un grande problema sia per lo Stato che per la religione.

La Chiesa, quale strumento di Stato, si trovano a dover unificare non scomporre. Questo problema risulterà di dunque fondamentale importanza.

Le eresie verranno considerate alla stregua dell’anti cattolicità.

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