E’ necessario, in senso pedagogico ed educativo, che l’uomo recuperi valori orientativi di condotta relativi al suo rapporto con l’ambiente, in modo tale che egli concepisca il mondo non più come cosa inanimata ma come complesso di elementi che, in permanente interazione, perseguono forme di equilibrio dinamico tra loro e con i bisogni del vivere umano. Lo sviluppo della società umana non può quindi limitarsi ad un mero sfruttamento delle risorse ambientali, ma anzi presuppone una proficua interazione con esse. L’educazione ambientale sviluppa quindi una coscienza personale attenta alle esigenze dello spazio in cui l’uomo vive e deve svilupparsi nell’impegno degli adulti a consegnare alle nuove generazioni un mondo in cui questi possano condurre la propria vita.

L’educazione ambientale va progettata valutando in maniera adeguata gli stadi della crescita personale, ma non può svolgersi all’insegna dell’autosufficienza disciplinare, poiché esige l’interazione con altri settori. Ad esempio l’architettura e la pedagogia hanno un obiettivo comune: l’attenzione per l’uomo e per i rapporti da questi intrecciati con il mondo circostante. Entrambi i settori disciplinari possono progettare un contesto spaziale che risponda sempre meglio ai bisogni dell’uomo situato in un certo tempo, seguendo l’istanza progettuale di migliorare la qualità della vita: previa identificazione di un problema entrambi i settori possono risolverlo studiandolo da differenti angoli di visuale.

Poiché la costruzione dello spazio sempre più rispondente alle esigenze dell’uomo che in esso nasce, cresce e vive non può essere perseguita in maniera unilaterale, è necessaria una progettazione partecipata dei cittadini alla costruzione dello spazio in cui si trovano, basata sul senso di appartenenza dei medesimi ad un determinato contesto spazio-temporale. Possiamo definire sostenibilità ambientale il senso di appartenenza ad un luogo, quale principale fattore di partecipazione, che determina nell’uomo la consapevolezza che il proprio destino non può essere disgiunto dal divenire della comunità a cui appartiene e determina nello stesso un senso di responsabilità.

Attraverso la cittadinanza attiva si realizzano la partecipazione dei cittadini alla costruzione della comunità facendo leva sul coinvolgimento partecipativo anche di quei settori di popolazione che hanno maggiormente a cuore il tema della vivibilità dello spazio, soprattutto famiglie e bambini. A questi non si chiede di sostituirsi alle istituzioni, ma di coadiuvarle nei loro compiti. Vero è che la famiglia non è spesso stata coinvolta in logiche di sviluppo territoriale: basti pensare che l’edilizia ha privilegiato un tipo di costruzione anti-familiare ( o ad alveare), senza alcuna attenzione per le nuove coppie in formazione.

Per quanto riguarda i bambini invece, sempre più spesso le istituzioni come consigli comunali le scuole sembrano aver rivalutato i fanciulli come interlocutori di realtà politiche ed istituzionali, cercando di coinvolgerli nella strutturazione del territorio. Infatti ci si è accorti che il bambino è capace di esprimere propri desideri, le proprie valutazioni e le proprie proposte, dunque la progettazione urbanistica deve essere pensata affinché i bambini abbiano la possibilità di usare la città, in modo che la sentano propria. Le istanze di famiglie e bambini, una volta messe in luce, possono giovare alla corretta progettazione degli spazi di vita (pubblica e privata). Uno dei contributi più rilevanti che la pedagogia può offrire all’architettura è la rilevazione dei bisogni educativi della popolazione. La rilevazione delle istanze va effettuata tenendo in considerazione le varie fasce di popolazione, portatrici di diversi bisogni. Tra i tanti, meritano di essere segnalati i seguenti:

– Bisogno di socialità: coloro che pianificano e governano gli spazi pubblici devono tener conto delle interazioni sociali di cui gli uomini hanno bisogno, analogamente a quanto accadeva nell’ agorà dell’antica Grecia.

– Bisogno di sicurezza: il contesto ambientale deve dare all’uomo la possibilità di muoversi ed orientarsi nello spazio circostante con tranquillità e serenità, cosicché pur nei limiti posti dalla propria condizione esistenziale e con gli opportuni accorgimenti la realtà possa essere percepita e sperimentata come tale.

– Bisogno di lucidità: bisogna incrementare gli spazi liberi dedicati alle attività ludiche dei minori.

– Bisogno di aggregazione/appartenenza: nei luoghi pubblici come bar, sale da biliardo, birrerie e pizzerie e gli adolescenti hanno la possibilità di inventare regole e regolamenti, di formulare codici di comportamento e di enucleare norme di condotta in un contesto relazionale in cui l’aggregarsi cosa soprattutto sul senso di appartenenza e su intese culturali e sociali.

Riflettere, tra pedagogisti architetti, sul ruolo che la progettazione partecipata può svolgere in riferimento alla costruzione di spazi sempre più a misura d’uomo significa muoversi in una logica di pensiero di natura sistemica, in cui si pone l’enfasi sulla relazione tra l’uomo e il mondo

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