Cannata ritiene che Paolo trascrivesse proprio da Labeone. Lo studioso sostiene che dicendosi “non ex regula ius-sed iure regula” si afferma che il criterio per la soluzione d’un caso non dev’esser cercato come criterio in quanto la soluzione giusta d’un caso si trae dal caso stesso e quando la soluzione è tratta le si deve dar forma di regola (sicchè quando si applicherà ancora questa regola si applicherà ancora la soluzione giusta del caso). Secondo Vacca, sarà la stessa struttura giuridica dei casi da risolvere a determinare se una regola già formata in relazione a casi simili sia idonea ad indicare la soluzione ovvero richieda nuova/differente soluzione. Quindi la regola casistica rappresenta il prodotto d’un’astrazione con induzione dalle soluzioni individuate sin a quel momento (non solo per casi uguali ma anche per casi analoghi, con un processo di generalizzazione che permette l’uso per una generalità di casi futuri). Il processo di generalizzazione mediante induzione può esser considerato errato (regola falsa) quando es. si ritenga siano stati eliminati dalla descrizione del caso elementi da considerare per determinare la soluzione e oltre ciò la regola può considerarsi troppo generale se non tiene conto di elementi differenzianti che devono portar a distinguere le soluzioni di casi più particolari e d’altro verso può capitar che gli elementi usati siano troppo specifici e quindi la regola possa applicarsi analogicamente a situazioni simili (col risultato di aumentarne la generalità). Questo procedimento vuole quindi il confronto tra casi in quanto il giurista ogni volta deve risalire da regola/casi tipo agli elementi individuati come significativi per confrontarli con quelli che dalla configurazione specifica del caso concreto emergono come qualificanti per la diagnosi giur. La tecnica scientifica del giurista nel verbalizzare per la successiva utilizzazione i risultati della sua attività determina la sua capacità di enunciare la soluzione riferendosi nella sua descrizione del caso a tutti gli elementi rilevanti per la decisione. L’utilità della regola casistica sta nel fatto che permette una rappresentazione sintetica di criteri razionali di soluzione finora individuati, raccordando in una sola massima un’insieme di soluzioni; il suo rischio sta in un possibile uso generalizzato, che non conti della struttura specifica del caso da risolvere.

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