Laicizzazione della giurisprudenza

Il passaggio dalla giurisprudenza dei pontifices alla giurisprudenza laica si ebbe a seguito della divulgazione da parte dei pontefices del loro modo di operare, avvenuta intorno alla metà del III secolo a.c.

Quanto alla legittimazione dei giuristi laici a dare pareri vincolanti, venne a svolgere ruolo importante il concetto di auctoritas, cioè il potere di un soggetto di vincolare altri soggetti al proprio parere. Tale potere era nelle mani dei pontifices in relazione alla loro importanza istituzionale. In conseguenza si dedusse che anche i laici aventi una certa importanza istituzionale dovessero godere dell’auctoritas.

Col tempo all’auctoritas di natura sociale si andò affiancando alle qualità tecniche in campo giuridico dei singoli giuristi.

Il “jus controversium” ed il metodo casistico

La sostituzione dei giuristi laici ai pontifices, fu causa di un profondo cambiamento.

Il carattere unitario del collegio dei pontifices, aveva fatto si che fino ad allora non vi fossero state divergenze di opinione. Quando la legittimazione a dare pareri in materia giuridica si spostò ai prudentes laici, i quali agivano singolarmente, sorse la possibilità che si potessero avere una pluralità di pareri divergenti, dando vita così al ius controversium.

Man mano che i giuristi aumentavano, anche il numero di pareri divergenti andava accrescendosi, tutti aventi la stessa autorità. La causa maggiore fu che il giudice laico non poteva essere in grado di valutare i pareri divergenti.

Nel caso in cui vi si presentavano in un determinato caso pareri contrastanti egli era tenuto a scegliere tra uno dei due.

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