Il periodo delle Tanzimat inizia formalmente nel 1839, subito dopo la morte di Mahmud II, con la promulgazione del khatt-i sharif, con il quale per la prima volta si riconoscono le libertà individuali. Due anni dopo, nel 1841, un altro rescritto sancisce l’uguaglianza di tutti i sudditi dell’Impero ottomano dinanzi alla legge, qualunque sia la loro confessione. Tale riconoscimento viene confermato del 1856 dal khatt-i humayun, che per la prima volta distingue la confessione religiosa dalla cittadinanza. Ormai tutti i sudditi dell’Impero si vedono riconosciuta piena capacità giuridica, senza distinzione di classe o di religione.

Il fatto rivoluzionario delle Tanzimat è l’adozione di codici, modellati su quelli francesi:

  • un codice civile (precapitalista), fondato sul diritto di proprietà in quanto rivolto alle classi fondiarie, che ritraevano la propria prosperità dalla rendita dei suoli urbani o rurali;
  • un codice commerciale (capitalista), fondato sulla disciplina dei contratti in quanto rivolto alla borghesia mercantile ed imprenditoriale. Nel conflitto tra i due codici prevaleva quest’ultimo, a riprova del predominio della classe imprenditoriale sulle altre classi sociali.

Nell’Impero ottomano la codificazione segue solo apparentemente la duplicazione codicistica, dal momento che il codice di commercio viene svuotato della sua parte più caratteristica, quella attinente alla disciplina delle obbligazioni e dei contratti. Per regolare tali ambiti, al contrario, viene operata una condensazione di norme di fiqh hanafita, la Magalla (erroneamente denominata <<codice civile ottomano>>), opera del giurista Ahmad Gevdet Pascià che si dedicò alla sua stesura dal 1869 al 1876.

La promulgazione nel 1917 della legge ottomana della famiglia segna un’ulteriore svolta nel processo di laicizzazione del diritto musulmano: con tale legge, infatti, il legislatore musulmano ha sostanzialmente condensato in una legge formale dello Stato le principali disposizioni del diritto musulmano di famiglia. La legge del 1917 non è soltanto un passo avanti nel campo della statalizzazione del diritto musulmano, rappresentando anche un primo contributo al superamento del principio della personalità e confessionalità del diritto.

Questa legge, tuttavia, ebbe vita breve dopo lo smembramento dell’Impero ottomano, rimanendo in vigore solo per i musulmani in Siria, Libano e Palestina.

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