Distacco tra il modello costituzionale

Il processo espansivo della Corte costituzionale non è che l’effetto del distacco graduale che nel corso di questo trentennio si è venuto a creare tra il modello di giustizia costituzionale tracciato dai costituenti e la prassi applicativa. Questo scostamento, in particolare, ha investito tre aspetti:

  • l’oggetto di giudizio, che da giudizio sulle norme o sulle leggi si è sempre più trasformato in giudizio sugli interessi e sui valori da comparare attraverso la tecnica del bilanciamento;
  • l’estensione del sindacato, che dalla stretta legalità ha cominciato a riguardare anche il merito della legge;
  • le tecniche di decisione, che dall’alternativa secca tra rigetto ed accoglimento hanno visto ampliarsi il loro panorama (es. sentenze interpretative, sentenze manipolative, sentenze additive).

Su questi tre aspetti si è avuto un complesso sviluppo storico che ha portato sempre più ad allargare l’incidenza del ruolo della Corte nel sistema e a modificare i caratteri originali del nostro sistema costituzionale.

Svolta politico-istituzionale.

A partire dal 1992 si è andato manifestando una nuova fase nello sviluppo della giustizia costituzionale, contraddistinta dall’incidenza della giurisprudenza costituzionale sugli equilibri del nostro governo parlamentare. Mentre la fase dello smaltimento dell’arretrato era stata determinata tutta da fattori interni alla Corte, ossia da scelte organizzative che la stessa Corte (Presidente Francesco Saia) aveva fatto, la nuova fase sembra prevalentemente caratterizzata dalla spinta di fattori esterni, ossia dal riflesso del mutamento del quadro politico che a partire dal 1992 (XI legislatura) si è cominciato a delineare in Italia.

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