L’altro principio enunciato dall’art. 97 è quello del buon andamento, che esige un’amministrazione:

  • efficace, ossia capace di raggiungere effettivamente gli obiettivi;
  • efficiente, ossia capace di raggiungere gli obiettivi impiegando la minima quantità di risorse possibile;
  • economica, ossia capace di procurarsi le risorse col minimo dispendio di mezzi.

Dato che gli interessi pubblici da perseguire sono spesso fissati in modo generico, l’applicazione e la verifica del rispetto di tali principi può essere molto difficile. Proprio per queste ragioni, quindi, il principio del buon andamento dovrebbe anche implicare che gli obiettivi e le regole posti alle amministrazioni siano formulati con precisione, proprio per rendere possibile tale verifica.

Tra buon andamento e imparzialità, come detto, deve intercorrere un rapporto di integrazione e coordinamento reciproci. Se, ad esempio, si volesse perseguire l’assoluta imparzialità nello scegliere le persone da assumere, i tempi e le risorse che occorrerebbe impiegare sarebbero eccessive rispetto al risultato (inefficienza). All’opposto, se si decidesse di assumere il personale senza seguire alcuna procedura concorsuale, in molti casi ci sarebbe altissima probabilità di non reclutare il c.d. “uomo giusto per il posto giusto”

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