Nella fascia superiore dei liberi, incontriamo le aristocrazie.

Vi fu dunque una grande aristocrazia carolingia che ruotava intorno al re e non era ancorata a luoghi specifici, dal momento che i membri delle famiglie dell’alta nobiltà potevano venir destinati, in qualità di conti o di vescovi, a città e a regioni di ogni parte del regno.

A questa aristocrazia superiore si affiancò un’aristocrazia di minor livello, che si può qualificare regionale, legata più della prima a singoli territori: è l’aristocrazia dei vassi dominici, dalla quale escono, tra l’altro, i canonici dei capitoli delle chiese cattedrali.

Riguardo la continuità tra la nobiltà carolingia e la nobiltà postearolingia, vi fu un progressivo radicamento della nobiltà al lignaggio della singola famiglia ed al luogo della sua residenza.

La nobiltà, che in precedenza parrebbe essersi trasmessa (come la libertà) per linea materna, in séguito passò anche e soprattutto per linea maschile.

Lo stato nobiliare comportava privilegi di varia natura, in parte legati alla feudalità, in parte alla milizia; tra essi, figuravano anche privilegi di natura fiscale, cioè l’esenzione da carichi e imposte gravanti sugli altri liberi.

La rete dei rapporti feudali in larga misura si sovrappone alla struttura delle aristocrazie nobiliari, senza tuttavia identificarvisi

A loro volta le signorie locali e le castellanie costituirono in molti casi una fonte di nobilitazione.

Dalla nobiltà alta e bassa deve venire distinta, almeno sino al secolo XII, la cavalleria.

Attraverso un’apposita cerimonia (l’adoubement), un uomo veniva armato cavaliere e conseguiva così uno stato particolare che lo abilitava a portare le armi e a combattere.

la presenza di milites, di uomini d’arme qualificati come tali e distinti dagli altri liberi, è attestata con frequenza crescente dal secolo X in poi.

L’emersione di un ceto di cavalieri e di milites abilitati a portare le armi ed a farne uso senza restrizioni provocò tensioni di varia natura, dal momento che la forza non venne impiegata soltanto per respingere gli attacchi di nemici esterni ma altresì per dominare senza freni sulle campagne e sugli uomini del contado. La reazione più significativa a questo stato di cose fu promossa dalla Chiesa, allorché il grande movimento per le «paci di Dio» e per «le tregue di Dio» venne a porre dei limiti di natura religiosa e civile alle incessanti guerre private, alla fine del secolo X.

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