Secondo Paul Robinson il sistema codicistico avrebbe due funzioni:
- dare una regola di condotta al cittadino;
- dare una regola di giudizio al giudice (rules of adjudication).
Robinson ritiene che il codice, cercando di portare avanti queste due funzioni, non riesca a farne bene neanche una (codice come coltellino svizzero):
- per quanto attiene alla comunicazione del messaggio, Robinson rivela che difficilmente il codice riesce a far percepire ai cittadini il suo concreto valore. Il messaggio normativo perviene in un altro modo, anche perché le norme sono scritte in maniera complicata per il cittadino comune. Il problema si complica quando la condotta viene affiancata da causa giustificative;
- al tempo stesso il giudice sarebbe tendenzialmente disponibile ad un linguaggio maggiormente complicato, cosa questa che tuttavia non può concretizzarsi, proprio per evitare il problema di cui sopra.
Secondo Robinson, peraltro, il codice cercherebbe di realizzare anche una terza funzione, ossia aiutare il giudice a trovare una risposta proporzionata in termini di pena (es. distinzione del codice tra lesioni e percosse). Queste distinzioni, a detta di Robinson, servirebbero a separare gruppi di fatti di una determinata gravitĂ per facilitare il ruolo del giudice.
 Robinson sente quindi il bisogno di predisporre un sistema che preveda due codici, uno predisposto per i cittadini e uno, di natura processuale, rivolto ai giudici e tendente a garantire i cittadini dall’eventuale abuso dei poteri dei giudici (o della giuria). L’esigenza di garanzia potrebbe essere avvertita anche in maniera diversa rispetto alla regola di condotta o a quella di giudizio. Si potrebbe comunque accettare che un giudice rappresentativo, come appunto la giuria, possa garantire la correttezza del suo esercizio dei poteri anche a priori. I due codici di Robinson, comunque, tendono sostanzialmente a due scopi:
- semplificare al massimo le regole di condotta:
- reati contro la persona: si hanno pochissimi reati perché, volendo evitare tutte le differenziazioni tendenti soltanto alla semplificazione dell’attività del giudice (terza funzione), si ricava un sistema particolarmente stringato, talvolta generico. I reati di omicidio, di percosse e di lesioni, ad esempio, vengono riassunti in you may not cause body injuries or death for another person (omicidio, lesioni e percosse);
- reati contro il patrimonio: you may not damage, take, use, dispose of, transfer the property of another person.
- predisporre un sistema robusto inerente alle regole di giudizio: nella teoria di Robinson non vengono comprese le regole di condotta espresse in termini più semplificati. Ci si occupa soltanto delle tematiche più prettamente tecniche (es. errore, stato di necessità ) che non interessano al singolo che deve scegliere se tenere un determinato contegno. Se anche nella realtà dei fatti questo disinteresse può anche non essere effettiva (criminale calcolatore), bisognerebbe comunque distinguere tra la norma comando e quella di giudizio perché la regola di condotta pone un imperativo che ha anche una base morale.
 Sviluppo del sistema di Robinson
Robinson immagina che ci siano soltanto due gruppi di fruitori del codice, i cittadini e i giudici. Il cittadini, tuttavia, possono essere distinte in alcune ulteriori categorie. I poliziotti, ad esempio, in parte sono tenuti a rispettare le regole di condotta (come i cittadini comuni) e in parte devono applicare quelle di giudizio (come i giudici). Secondo questo ragionamento, quindi, sembrerebbe possibile moltiplicare ulteriormente i codici, tendenzialmente all’infinito, prevedendo codici illustrati o spiegati, a seconda che determinati cittadini non abbiano domestichezza con la lettura.
Si potrebbe peraltro prospettare un sistema di procedimenti motivazionali tendenti a far percepire come valevole una determinata regola penalistica. Un sistema di questo tipo, tuttavia, presenterebbe una serie di problemi di non poco conto:
- certezza del diritto;
- disparitĂ tra soggetti;
- crisi dei valori.