Dopo le transizioni, in quasi tutti i Paesi si è giunti all’adozione di nuove costituzioni. Non sempre come abbiamo visto le costituzioni adottate nell’immediatezza hanno rappresentato un fatto positivo. (Bulgaria, Serbia (1990), Romania).

Al di là delle logiche delle costituzioni che a distanza di vent’anni hanno portato ad un consolidamento democratico. Al di là della modalità ci si è trovati di fronte ad un processo di natura costituente nel senso che ci troviamo di fronte all’affermazione, in tutti questi Paesi di una nuova concezione del diritto e dello Stato che è inconciliabile con quella precedente. Questo si traduce in una nuova idea di costituzione.

L’idea dello stato socialista era una cosiddetta costituzione bilancio per la creazione della società comunista. Faceva sì che fosse oggetto di continue revisioni per adattarsi alla costituzione storica (in Polonia più di 20 revisioni della fase socialista). L’altro aspetto è che le costituzioni tutto sommato nascondessero i veri rapporti politici presenti all’interno dello Stato. Dissimulavano l’immedesimazione tra stato e partito. La vera chiave di lettura era questa immedesimazione, che stava alla base del sistema, alla base della concezione della legalità socialista. L’aspetto chiave del sistema era la decisione del Partito.

Si dice che in questa fase prevale una concezione politica piuttosto che una funzione regolativa del sistema. Nel momento della transizione cambia anche l’idea di costituzione. Viene accolta un’idea di costituzione che è quella dello stato di derivazione liberale. Una costituzione che fissa i principi e i valori fondamentali su cui si fonda un determinato ordinamento. Quella costituzione può essere modificata solo con particolari cautele soprattutto quando viene accolto il pluralismo politico. Non può essere una semplice maggioranza che permette la modifica. Prevale la funzione regolativa della costituzione, diventa effettivamente la legge fondamentale che disciplina i rapporti all’interno della società, rapporti individuo/potere e istituzionali.

Diventa importante andare a vedere i contenuti di questa costituzione. Viene fissato un nuovo quadro di riferimento.

Il primo dato che si può cogliere è una serie di cambiamenti simbolici, cioè degli interventi anche su costituzioni in vigore volte ad indicare il superamento del modello socialista. Dalla denominazione dello stato si toglie l’aggettivo (“socialista” o “popolare”). Anche in Russia si parla di Federazione Russa (vedi art.1).

Bandiere, inni ecc.

Nel caso di Paesi nati da dissoluzioni federali, c’è anche il tentativo di giustificare la propria indipendenza ricercando le proprie origini storiche (è evidente nel preambolo della Costituzione Croata).

Il secondo aspetto è l’impianto costituzionale. Cambia l’impianto delle costituzioni. Il primo dato di questo cambiamento è il fatto che sia riconosciuto il pluralismo politico e la dissoluzione del ruolo del partito unico.

Quali sono gli elementi che indicano questa trasformazione?

Le norme di principio su cui si basano questi nuovi sistemi: interessante è l’accoglimento dello stato di diritto. L’altro aspetto è l’evoluzione della disciplina dei diritti ed il relativo rapporto con il diritto internazionale con cui è strettamente collegata (cosiddetti cataloghi internazionali dei diritti). Lo strumento della Corte CEDU veniva vista da questi Paesi come molto importante.

Viene riaffermato il principio di separazione dei poteri.

Altro aspetto sono le garanzie costituzionali (procedura rafforzata di revisione costituzionale, presenza delle Corti costituzionali che svolgeranno una funzione essenziale nell’eliminazione della legislazione socialista). Queste corti saranno molto aperte al confronto con la giurisprudenza straniera di altre Corti costituzionali (es. esempio corte ungherese rispetto a quella tedesca) e altre come Corte CEDU.

Ultimo aspetto: come mai tutti questi paesi fanno questa scelta? A partire anche da quelle adottate da rappresentanti dei partiti comunisti?

Si riteneva quasi inevitabile che il superamento del modello socialista, passasse attraverso l’accoglimento del modello liberale. Il tentativo di Gorbaciov di creare un modello di stato di diritto socialista è fallito.

Seconda ragione che conduce necessariamente all’accoglimento di tale modello era la volontà di ottenere una legittimazione sul piano internazionale/europeo.

In questo passaggio un ruolo fondamentale l’hanno giocato le organizzazioni internazionali. La volontà di far parte dell’ONU e Consiglio D’Europa e nell’UE poi è stato un volano delle costituzioni democratiche.

Il Consiglio D’Europa ha seguito molto da vicino le trasformazioni costituzionali di questi paesi dando una serie di indicazioni che andavano rispettate se volevano poter accedere al Consiglio d’Europa prima e all’UE poi. Tra questi obiettivi (democrazia, tutela diritti e stato di diritto).

Il consiglio d’Europa ha guardato con attenzione a ciò che succedeva nei paesi dell’est, ha creato dei programmi di assistenza, ha creato un organo ad hoc la cosiddetta Commissione di Venezia che ha collaborato alla scrittura di costituzioni). Importante è la Dichiarazione di Vienna (1993) nell’ambito del Consiglio d’Europa in cui si ponevano una serie di criteri per l’ammissione dei nuovi paesi e si richiedeva espressamente che i paesi che volessero aderire al Consiglio d’Europa si impegnassero a ratificare la CEDU.

Negli stessi anni anche l’UE si trova di fronte al problema di rapportarsi con questi Paesi. In quegli anni (93) Maastricht nasce la cittadinanza europea. Si parla di condizionalità democratica UE. Nel 1993 viene adottato il Patto di Copenaghen in cui l’UE dà una serie di indicazioni a questi Paesi ed oltre a profili economici si richiede la garanzia della democrazia, diritti umani e criteri delle minoranze, oltre che sul piano economico che ovviamente è lo scopo precipuo della CE prima UE poi.

Nel Consiglio d’Europa ci sono 47 membri.

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