Si affermò, in età repubblicana, una nuova forma di comitia, detti tributa. Pare che dopo la legge Ortensia, i comizi tributi si sarebbero fusi con i concili tributi plebei.

Esse furono assemblee dell’intero popolo, ordinato in tribù ma presente nella sua totalità, convocato e presieduto da magistrati curuli cum imperio e in grado di auspicari, che non avrebbero mai potuto presiedere i concili plebei.

Dopo la nascita dei comizi tributi, i concilia plebis continuarono ad esistere e ad essere convocati e presieduti dai tribuni e dagli edili plebei.

Comitia tributa e concilia plebis tributa restano, dunque, organi assembleari distinti ed eterogenei, istituzionalmente differenti, dotati di proprie caratteristiche. Presi gli auspici, i magistrati curuli, normalmente un console, li convocava nel Foro o in Campidoglio.

La procedura che ne regolava la convocazione era molto simile a quella vigente per i comizi centuriati, ora ampliamente semplificata e caratterizzata dall’eliminazione di tutte le formalità connesse con l’originaria natura militare dei comizi centuriati e resa più rapida dalla sostituzione alle 193 centurie delle sole 33.

Queste votavano contemporaneamente ma la renuntiatio dei risultati relativi ad ognuna era effettuata secondo un ordine stabilito di volta in volta.

I magistrati potevano rogare indifferentemente le leggi dinnanzi ai comizi centuriati o a quelli tributi.

I comizi tributi, inoltre, presieduti sempre da magistrati curuli, eleggevano magistrati minori, destinati a ricoprire le cariche magistratuali ausiliarie.

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