Gli autori che seguirono le indicazioni di Savigny e di Putcha costruirono il proprio sistema assumendo come materiale giuridico quello del corpus juris, perciò sono noti come scuola pandettistica, derivato da pandette. Ciò che interessava era il sistema in sé in quanto intelaiatura di concetti in grado di inquadrare qualsiasi regola di diritto. Si richiedeva al giurista una elevata capacità analitica. I maggiori protagonisti sono von Vangerow, Brinz, Bekker, Regelsberger, Dernburg e soprattutto Windscheid la cui opera dedicata alle pandette riassunse i risultati dell’intero movimento. Interessante è più che altro il loro metodo: il suo apporto fu quello di fornire uno schema altamente astratto in grado di adattarsi e inquadrare giuridicamente qualsivoglia contenuto normativo.

Le tappe della ricezione di questo modello toccarono l’Austria e la parte tedesca della Svizzera. Caduto ABGB l’Austria si convertì al modello pandettistico. Si estende anche nei paesi dell’Est europeo, in quelli scandinavi ma anche in Italia, Spagna e latinoamericani. Mentre quest’opera era in costruzione mutava il panorama culturale della Germania con modelli tratti dalle scienze naturali. Il positivismo dilagò in tutti i settori del pensiero occidentale. Fu agevole frammischiare i due profili, dogmatica giuridica e diritto positivo, e tornare a predicare ciò che Savigny aveva esorcizzato e cioè che la scienza del diritto è vera scienza solo quando si rivolge a cose esistenti in questo mondo. Quando si scontrava con lo Stato la scienza del diritto costituita da professori indipendenti si doveva misurare anche con una mentalità statalistica munita di enorme spessore sia culturale che consuetudinario.

Questo mutamento metteva in pericolo la scientia juris. Il sentimento comune continuava a sovrapporre legge e diritto ed il rafforzamento degli apparati statuali contribuiva a familiarizzare l’opinione pubblica con l’idea che l’unica fonte del diritto potesse essere la legislazione. Nonostante ciò il lavoro dei giuristi prosegue, i concetti giuridici diventano meri sinonimi del relativo gruppo di operazioni concettuali che si devono compiere all’interno di un sistema per mantenere invariato il tasso di logicità. L’accezione strumentalista dei concetti giuridici rischiava però di mettere in pericolo la funzione di guida unitaria che la dottrina pandettistica aveva ereditato dalla scuola storica perché ciascun giurista poteva creare un suo personale sistema con maggiore validità di altri.

Questo scricchiolio si cominciava ad avvertire. Per decenni l’attività essenziale del giurista tedesco venne dedicata alla costruzione di sistemi di regole fondate su alcune premesse e la discussione tra giuristi si ricondusse a controvertere sul fatto che da certe premesse discendessero logicamente certe conclusioni. La scuola della giurisprudenza degli interessi fondata da von Jhering, iniziò ad attrarre seguaci sia per il prestigio accademico del suo fondatore sia perché giudici ed operatori percepivano come la sua metodologia mirasse alla rivalutazione dell’opera dell’interprete nella valutazione degli interessi effettivamente in gioco nella controversia concreta. La critica di Jhering suonò come contestazione radicale all’insegnamento di Putcha e richiamò l’attenzione sull’impossibilità per il giurista di leggere tutti i fatti del mondo solo attraverso un sistema di forme concettuali sue. La pandettistica non ha vissuto sino in fondo la sua inevitabile parabola discendente perché venne salvata dall’avvento del codice civile unitario della Germania guglielmina.

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