L’impresa presuppone un intento economico qualificato cioè realizzare un guadagno quindi un incremento patrimoniale attraverso l’esplicazione d’un’attività economica: quindi assume fondamentale importanza l’elemento teleologico per differenziare le imprese dalle altre organizzazioni economiche (non sono imprese: le org a scopo altruistico, le organizzazioni consortili perché il loro obiettivo economico non è produrre un reddito). Lo “scopo di lucro” storicamente è stato inteso per un verso nel senso che esso non potrebbe venir inteso come equivalente di intento speculativo (ossia intento dell’imprenditore di sfruttare la sua iniziativa economica a danno di lavoratori/consumatori) e per l’altro verso che non si deve confondere intento lucrativo con modalità di devoluzione dell’utile una volta realizzato ossia distinguere lucro oggettivo (produzione della ricchezza) da lucro soggettivo (modalità della sua distribuzione).

Quindi perché vi sia impresa è necessario che sia diretta a produrre ricchezza e non solo ad erogarla ma non è necessario che la ricchezza prodotta sia devoluta a chi assume la posizione di imprenditore cioè che al suo “scopo di lucro” oggettivo corrisponda anche quello soggettivo. Il legislatore ha allora previsto ipotesi di imprese “senza scopo di lucro” in senso soggettivo: società di gestione dei mercati regolamentati degli strumenti finanziari. Gli enti pubblici imprenditori poi, si propongono anche essi la produzione d’un reddito.

Quando esiste scopo di lucro è indifferente che insieme con esso esistano altri intenti egoistici o altruistici quindi è perfettamente ammissibile che gli enti pubblici con lo scopo di lucro (nel senso di perseguire criteri di economicità ex l. 1589/1956 ossia che nell’esercizio dell’attività imprenditoriale lo Stato deve ispirarsi al principio di produzione di un reddito proprio dell’impresa economica) perseguano scopi di pubblico interesse (stesso discorso per le fondazioni bancarie). Tra queste ci saranno anche le cosiddette “imprese mutualistiche” la cui caratteristica è quella di eliminare l’intermediario speculante.

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