In Inghilterra il dualismo di amministrazione centrale regia con ramificazioni periferiche (sceriffi) e amministrazioni baronali e cittadine trovarono un punto di equilibrio. In Francia la nozione unitaria si formò gradualmente; la monarchia dovette sempre tener conto dei potenti principati regionali situazione che cambiò con Filippo Augusto. Il regno di Gerusalemme in breve tempo si feudalizzò, si costituirono anche feudi piccolissimi (feudi di cavaliere). Elemento di debolezza era il suo carattere coloniale che non consentiva l’integrazione con la popolazione indigena. Altro regno degno di nota fu l’Impero latino d’Oriente costituito dai veneziani, dopo la conquista di Costantinopoli.

E’ chiaro che il modello monarchico-feudale fu quello predominante in questo periodo, scelto anche dal Papato per organizzare il proprio Stato. Con Innocenzo III, intorno al 1200, col Liber censum, si effettuò una ricognizione dei diritti papali sul territorio: l’organizzazione territoriale fu basata su divisioni provinciali. Al loro governo i papi inviavano dei “rettori”, dapprima cardinali poi, dal 1268, laici. Dal 1278 si tennero parlamenti provinciali per definire il riparto delle spese militari. Invece di parlare di aree demaniali e feudali, nel Papato si parla di terre immediatamente soggette , ossia governate senza intermediari, e mediate subiectae. Città e baroni giuravano fedeltà che comportava obblighi fiscali e militari; la loro giurisdizione non era comunque piena, perché il papato riservava gli appelli ai rapporti rappresentanti locali.

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