Quando vi è un’unica domanda pendente di regola non è necessario proporre l’appello incidentale condizionato (questo ponendosi dal punto di vista della giurisprudenza che ritiene che in primo grado capo di sentenza coincida con capo di domanda). Però se anche una parte propone l’appello incidentale condizionato all’accoglimento dell’appello principale per riproporre l’eccezione che era stata risolta in modo sfavorevole al convenuto (rispetto alla quale questi era soccombente teorico), la giurisprudenza lo ammette ugualmente.

Esempio: Tizio propone una domanda di restituzione della somma data a mutuo. Il convenuto propone più eccezioni (compensazione, prescrizione e remissione del debito). Il giudice respinge l’eccezione di compensazione, accoglie quella relativa alla prescrizione rigettando nel merito la domanda e dichiarando assorbita la questione relativa all’eccezione di remissione del debito. Secondo la giurisprudenza, poiché capo di sentenza coincide con capo di domanda, se l’attore propone appello non è necessario per la parte vittoriosa totale (il convenuto) proporre appello incidentale condizionato all’accoglimento dell’appello principale. Questo perché tutta la sentenza viene impugnata, quindi l’appellato ha semplicemente l’onere di proporre in appello la medesima eccezione respinta ed anche quella dichiarata assorbita (nella sua comparsa di risposta senza appello incidentale riproporrà l’eccezione di compensazione e quella di rimessione del debito).

Un orientamento recente ha invece ritenuto necessario proporre appello incidentale condizionato anche per ottenere la riforma della sentenza in appello con riferimento a quelle parti che vedevano il vittorioso pratico soccombente teorico (vedi p. 190).

Se il giudice d’appello emette una sentenza di identico contenuto (rigetta l’eccezione di compensazione, accoglie l’eccezione di prescrizione e dichiara assorbita l’eccezione di remissione del debito) allora cambia il concetto di capo di sentenza, questo corrisponderà a capo di questione. La conseguenza è che il soccombente in appello che propone il ricorso in Cassazione impugna solo quelle parti della sentenza che sono state decise in modo a lui sfavorevole (quindi propone il ricorso per Cassazione impugnando solo quella parte di sentenza che ha deciso l’eccezione di prescrizione chiedendo alla Cassazione di cassare tale parte). Il debitore era vittorioso pratico totale perché la domanda contro di lui è stata respinta, non avrebbe mai potuto proporre ricorso per Cassazione in via principale. A questo punto, siccome capo di sentenza coincide con capo di questione e ci sono tante parti quante sono le questioni decise dal giudice d’appello, lui ha l’onere di proporre l’impugnazione incidentale condizionata, quindi ricorso incidentale condizionato (se non lo fa passa in giudicato quella parte di sentenza non impugnata ex art. 329.2 c.p.c.). Proporrà ricorso per Cassazione sia in via incidentale che in via condizionata (chiederà al giudice di cassare la sentenza anche nella parte in cui ha risolto la questione in modo a lui favorevole qualora questi cassi la sentenza nella parte in cui gli dava ragione). In questo modo se vengono accolti entrambi i ricorsi si discuterà davanti al giudice di rinvio di entrambe le questioni.

L’evento posto in condizione è l’accoglimento dell’impugnazione principale. Vi è quest’onere perché la soccombenza teorica, se viene accolto il ricorso principale, si trasforma in soccombenza pratica. Tutto questo non è necessario per le questioni dichiarate assorbite, per queste vi sarà sempre la possibilità di riproporle davanti al giudice di rinvio.
Non vi è l’onere di proporre l’appello incidentale condizionato quando è stata pronunciata una sentenza su un’unica domanda in primo grado, tuttavia talvolta vi è lo stesso quest’onere. Questo si verifica quando viene pronunciata una sentenza non definitiva

Esempio: Tizio propone la domanda di restituzione di una somma data a mutuo. Il convenuto propone più eccezioni (compensazione, rimessione e prescrizione). Il giudice istruttore rimette anticipatamente la causa al collegio per decidere la questione di prescrizione. Il collegio emette una sentenza non definitiva con cui ritiene che l’eccezione non si sia verificata. Il soccombente differisce l’appello facendo riserva d’appello. In questo caso vale la regola generale secondo cui la sentenza non definitiva deve essere impugnata insieme alla sentenza definitiva. Se la sentenza definitiva è favorevole al convenuto debitore, perché il giudice accoglie altra eccezione, esso non può proporre l’impugnazione contro la sentenza o l’appello contro la sentenza non definitiva (è vittorioso pratico totale). Se il creditore attore, soccombente pratico totale, propone l’appello, a questo punto viene in rilievo la soccombenza teorica rispetto la sentenza non definitiva. Vi è l’onere per il debitore convenuto di proporre appello incidentale condizionato nei confronti della sentenza non definitiva, altrimenti questa passa in giudicato e lui non può riproporre l’eccezione di prescrizione davanti al giudice d’appello.

L’appello incidentale condizionato può ancora essere proposto quando più sono le domande. Se più sono le domande allora non viene più in rilievo come limite il fatto che in primo grado capo di sentenza coincida con capo di domanda. Se più sono le domande proposte comunque c’è la possibilità di proporre appello incidentale condizionato perché ci sono più parti di sentenza (tante quante sono le domande cumulate). Quindi può sorgere può sorgere l’onere di proporre appello incidentale condizionato in quanto può trovare applicazione l’art. 329.2. c.p.c.

Esempio: Tizio vende un bene a Caio. Sempronio lo rivendica e propone la domanda di rivendicazione. Caio propone verso Tizio la domanda di garanzia. Il giudice accoglie tutte le domande. Se Tizio propone l’appello contro quella parte di sentenza che lo ha visto soccombente rispetto alla domanda di garanzia, questo è un capo di sentenza dipendente dall’altro. La sentenza che pronuncia sulla domanda di garanzia pronuncia quindi su una domanda dipendente. Se il venditore propone l’appello chiedendo che venga rigettata la domanda di garanzia, e Caio non propone appello, allora passa in giudicato la sentenza sulla domanda di rivendicazione (questa parte non dipende dalla decisione relativa alla domanda di garanzia). Questa è una parte indipendente dalla parte impugnata, e siccome l’art. 329 c.p.c. afferma che l’impugnazione parziale comporta acquiescenza rispetto alle parti di sentenza non impugnate che sono indipendenti, se Caio non impugna la sentenza che lo ha visto soccombente rispetto la domanda di rivendicazione quella sentenza passa in giudicato. Caio può proporre un appello incidentale condizionato all’accoglimento dell’appello principale. Se è disposto ad accettare la sentenza il vantaggio di proporre appello incidentale condizionato sta nel fatto che il giudice vi pronuncerà solo se accoglie l’appello principale (non verrà mai condannato alle spese).
Se il giudice invece rigetta entrambe le domande, e se Sempronio impugna, non vi è l’onere di proporre appello incidentale da parte di Caio che ha visto la sua domanda dichiarata assorbita. Questo perché le cause in questo caso sono tra loro dipendenti, quindi tutto viene devoluto al giudice d’appello. Si applica l’art. 331 c.p.c.: deve essere integrato il contraddittorio anche nei confronti di Tizio, quindi in appello si viene a riprodurre sia il litisconsorzio che la struttura fra le domande (il giudice d’appello dovrà conoscere sia della domanda di rivendicazione che della domanda di garanzia).

 

Richiedi gli appunti aggiornati
* Campi obbligatori

Lascia un commento