La mutualità si realizza attraverso l’impegno assunto da più soggetti, in vista di un rischio comune e con lo scopo di eliminare, o quanto meno ridurre, determinate situazioni di bisogno e di dividere tra loro le conseguenze economicamente dannose derivanti dal verificarsi di un determinato evento che ha colpito uno di loro. Quei soggetti in tal modo realizzano la reciproca subordinazione dei loro interessi individuali alla soddisfazione dell’interesse comune.

Ne deriva che la struttura mutualistica non appare idonea a realizzare il fine della previdenza sociale, posto che ad esso corrisponde ormai un interesse pubblico, che deve essere immediatamente e necessariamente realizzato, e rispetto al quale gli interessi privati finiscono per essere necessariamente e non volontariamente subordinati.

La struttura mutualistica caratterizzò le prime realizzazioni della previdenza sociale, ma divenuta quest’ultimo un fine proprio dello Stato, ha subito profonde alterazioni.

È sufficiente osservare come i mezzi necessari alla realizzazione della tutela previdenziale sono ormai reperiti o attraverso il finanziamento pubblico, o mediante l’imposizione di contributi a soggetti che non hanno alcun interesse a quella realizzazione che si vengono a trovare con i soggetti protetti in relazioni anche sporadiche e occasionali.

È vero che l’onere della tutela previdenziale è sostenuto anche da soggetti che di quella tutela beneficiano. Ma anche in questi casi non sussistono le caratteristiche proprie della mutualità e manca soprattutto la reciprocità tra i soggetti esposti al rischio.

Nelle varie forme di previdenza sociale è prevalsa ormai la tendenza verso l’adduzione del sistema finanziario detto della ripartizione. Tale sistema, per il quale le contribuzioni sono proporzionate all’onere delle prestazioni man mano che queste vengono erogate, ha sostituito quello della capitalizzazione, per il quale la contribuzione deve essere proporzionale all’onere finanziario derivante dal numero degli eventi che si sarebbero verificati in futuro, stimato secondo il calcolo della probabilità. Questo significa che l’onere dell’erogazione delle prestazioni previdenziali a favore di quei lavoratori che si trovano in situazioni di bisogno non è coperto con il gettito dei contributi che essi hanno versato, ma ricade su quella parte della popolazione che in quel momento è attiva.

Manca quell’identità fra soggetti esposti al rischio e coloro tra i quali sono ripartite le conseguenze del verificarsi di quest’ultimo che caratterizza la struttura mutualistica e si ha solo la subordinazione dell’interesse di quanti producono alla soddisfazione dell’interesse pubblico a che venga realizzata la tutela previdenziale di quei lavoratori che si trovino in determinate situazioni di bisogno.

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