Rinasce in età carolingia il feudo, già presente in molti popoli è qui riformato

In sintesi, il feudo, nei suoi due elementi essenziali, il vassallaggio e il beneficio, è un legame personale tra due uomini di diversa posizione, stretto per garantire al superiore il sostegno in ogni circostanza e l’aiuto indispensabile in un mondo feroce di guerra e di anarchia, e per assicurare all’inferiore non soltanto una corrispondente sicurezza, ma anche uno stabile sostentamento attraverso la concessione in beneficio di una terra.

La formazione dei legami di dipendenza personale aveva origini antiche e diverse.

La necessità di disporre di uomini armati a cavallo, esperti in un’arte bellica che richiedeva un addestramento severo e si poteva apprendere soltanto da giovani, spinse il re e i signori più potenti favorire una forma di reclutamento che presentava forti vantaggi, anche per il vassallo che si legava al signore.

La solidarietà intrafamiliare gentilizia, così forte nell’età dei primi regni germanici e certo non ancora scomparsa, ormai non bastava a garantire la sicurezza, mentre a sua volta il potere regio, con la crisi della costruzione politica carolingia, non era più tale da imporsi ai conti e alle autorità locali attraverso gli strumenti tradizionali di controllo gerarchico. Prima ancora della fine dell’età merovingia, Carlo Martello destro di palazzo (716-741) istituì numerosi vassalli dando loro beneficio terre per lo più confiscate alla Chiesa. Poco più tardi, suoi figli e successori Carlomanno I e Pipino il Breve favorirono i nuovo assetto giuridico che riconoscesse i diritti della Chiesa, senza peraltro privare la monarchia di un efficace strumento di potere e di un indispensabile ausilio militare.

Fu in questa epoca che il termine celtico di vassus, vassallus acquistò un significato più nobile, venendo ad indicare colui che si legava al re o ad un capo attraverso la cerimonia suggestiva dell’omaggio (fedeltà al proprio signore).

Il vassallo poneva le sue mani giunte nelle mani parimenti giunte del Signore: al gesto simbolico, già di per sé giuridica- mente impegnativo, si aggiunge la parola, che esplicita i contenuti dell’impegno ponendoli sotto il vincolo religioso e civile del giuramento.

la fidelitas comportava anzitutto una serie obblighi di non fare: non tradire il signore, non allearsi con i suoi nemici, non nuocergli in alcun modo.

Una serie di obblighi positivi, detti «auxilium et consilium».

Aiuto è in primo luogo il servizio militare a cavallo, prestato dal vassallo secondo una varietà grande di condizioni e di forme, e talora riscattabile a pagamento.

Consiglio è l’assistenza al signore nelle decisioni di ogni genere, a cominciare da quelle di carattere giudiziario cui il vassallo si impegnava a partecipare.

Le obbligazioni del signore verso il vassallo erano in tutto corrispondenti: il vincolo feudale era bilaterale nonostante la disparità di condizione delle due parti, ed anche l’inferiore era un uomo libero, autonomo nella sua determinazione di obbligarsi e nella scelta del signore, almeno in linea di principio.

Il vincolo feudale aveva una priorità assoluta su ogni altro legame, compreso quello del sangue.

Il vincolo durava finché entrambi i contraenti fossero in vita; solo la morte di uno di loro poteva scioglierlo: la rottura ingiustificato della fidelitas (fellonia) costituiva invece un crimine gravissimo, irredimibile.

Nato dalla necessità, il rapporto di vassallaggio si estese ben presto sino a formare un reticolo di rapporti gerarchicamente connessi: dal re ai feudatari maggiori, da costoro ai valvassori (vassi vassorum, cioè vassalli di vassalli), e poi ancora per uno o più gradi verso il basso.

I vassalli del re (vassi dominici) erano naturalmente superiori agli altri vassalli, anche se di condizione non certo omogenea tra loro: taluni vivevano a corte in situazione ben più modesta, senza un proprio feudo.

La scala dei rapporti feudali si estese così sino a mettere in comunicazione il vertice del potere pubblico con le più piccole signorie locali.

Comunicazione indiretta, perché il legame vassallitico fa premio sulla subordinazione politica al sovrano e perché «il vassallo del mio vassallo non è mio vassallo»

Nell’Inghilterra del secolo X , ad esempio, era considerato fuorilegge un libero che non avesse un signore.

L’esistenza di una rete a maglie sempre più fitte portò col tempo a situazioni in cui un vassallo era legato contemporaneamente a più di un signore.

Ne nascevano conflitti laceranti di lealtà, allorché le vicende di una società bellicosa ed instabile ponessero in contrasto tra loro i due signori, e il vassallo fosse chiamato a dar prova della fedeltà a suo tempo promessa a ciascuno dei due signori.

Si affermò allora una forma privilegiata di legame, l’omaggio ligio, che creava un rapporto feudale prioritario rispetto ad ogni altro.

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