Il filosofo Cottino sostiene come la soglia è varcata quando non si uccide più con la professionalità di un militare in una guerra ma si comincia a provare un qualche sentimento. Il pentito allo stesso modo scopre l’io kantiano, ossia l’esistenza della legalità e della moralità, in maniera tardiva, capendo finalmente che la prepotenza è ingiusta come è ingiusto uccidere e allora la giustizia sarà un modo di rapportarsi alla vita e per ciò il meccanismo carcerario deve interrompere simmetrie violente mostrando altri linguaggi. Il pentimento è quindi l’attraversamento di questa soglia e la politica dovrebbe maggiormente lavorare per trovare strumenti che portino ancora di più questi ripensamenti. Un pentito riesce a far venire fuori quella che è stata definita la normalità del male che vive di riti e di regole distanti dal così detto mondo legale: illegalità rispetto ai fini, non rispetto ai mezzi. Anzi spesso per i fini illegalila Mafiainveste su mezzi legali, come es. gli appalti. Benjamin nota una somiglianza tra il criminale e lo straniero: entrambi sono degli sconosciuti e entrambi possono destare paure e aggressività. Spesso sempre per il filosofo Cottino entrambi sono ritenuti inconoscibili e non capiti: quindi hanno questa sorte in comune.

Ci si chiede se la normalità della violenza si possa vincere: in pratica ci si chiede se si possa sconfiggere un male visibile che è presente nel nostro mondo. L’aspetto normale della violenza testimonia del nostro tempo: la nostra società è allora fatta di testimoni che raccontano vittima e carnefice. Norberto Bobbio ci parla nell’autobiografia di male inferto (Caino) e il male sofferto (Giobbe): queste son i due archetipi del male e dice che l’errore della società moderna è quello di aver rimosso il male stesso.

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