Le trasformazioni economiche e sociali determinate dalla rivoluzione industriale posero in evidenza anche il problema di quanti si venivano a trovare in condizione di bisogno.

L’esigenza di realizzare una tutela dei lavoratori subordinati che si venivano a trovare in condizione di bisogno per il verificarsi di eventi che ne menomavano la capacità lavorativa fu ben presto avvertita.

Il liberalismo ottocentesco considerò con intransigenza i problemi sociali del lavoro. Si riteneva che alla loro soluzione dovessero provvedere direttamente i lavoratori. Il ricorso alla beneficenza pubblica e privata veniva considerata una soluzione ultima e destinata a garantire la conservazione dell’ordine pubblico.

La prima manifestazione di quella che poi sarà la previdenza sociale fu determinata dalla spontanea iniziativa dei lavoratori interessati. Le società di mutuo soccorso, associazioni volontarie di lavoratori, realizzarono la solidarietà tra agli associati provvedendo, con i loro contributi ad erogare prestazioni a quanti si fossero trovati in condizione di bisogno, nonché una pensione agli associati che avessero raggiunto un’età che li rendeva inabili ad un lavoro proficuo e una erogazione una tantum ai familiari degli associati defunti.

Lo schema è quello dell’assicurazione anche se c’è l’eliminazione dell’intermediario- assicuratore.

Le mutue di soccorso si rivelarono solo parzialmente idonee a risolvere il problema dell’incerto domani di chi vive del proprio lavoro. Alle mutue si potevano iscrivere soltanto i lavoratori meglio retribuiti.

L’esperienza mutualistica rappresenta una delle prime manifestazioni dell’associazionismo operaio: la loro costituzione può essere messa in relazione a quella del sindacato, ed anzi l’ha preceduta e favorita.

L’atteggiamento dello Stato cominciò a modificarsi sol quando l’attenzione dei politici e dell’opinione pubblica fu richiamata dal grave problema degli infortuni sul lavoro che si andavano sempre più intensificando.

La legge 17 marzo 1898, n. 80, rese obbligatoria per i datori di lavoro l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, e si è soliti ritenere che essa segni la nascita della previdenza sociale italiana. In realtà, questa legge si limita a rendere obbligatoria un’assicurazione privata per la responsabilità civile del datore di lavoro. Quell’assicurazione non era limitata agli infortuni determinati da colpa del datore di lavoro, ma era estesa anche agli infortuni determinati da caso fortuito, forza maggiore o addirittura da colpa non grave del lavoratore.

Tale peculiarità venne giustificata ritenendo che il datore di lavoro doveva anche sostenere i rischi che lavoratore incontra nello svolgimento della sua attività. Questo fu il primo intervento statale a tutela di chi, vivendo del proprio lavoro, si viene a trovare in condizione di bisogno.

Nello stesso periodo, con l’istituzione della Cassa Nazionale di Previdenza Sociale, per la vecchiaia e l’invalidità degli operai vennero poste le premesse di una più ampia solidarietà tra i lavoratori, sia pure in un primo tempo limitatamente ai lavoratori che percepivano retribuzioni di livello modesto, ed al finanziamento della quale presto saranno chiamati a partecipare anche i datori di lavoro.

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