Marsilio da Padova si occupò in particolare dei comuni per indagare in merito alla forma di governo in essi attuata. Come è accaduto con San Tommaso anche Marsilio da Padova fa propria la teoria organicistica affermando, quindi, che il governante anche nei comuni è il motore della stessa comunità esattamente come il cuore nel corpo umano. Tuttavia, Marsilio da Padova ha il merito di precisare che il governante è parte della comunità politica cioè è necessariamente e inscindibilmente inserito nella stessa ed obbligato ad una posizione di preminenza perché ha il compito di rapportare e commisurare tutte le altre parti. Marsilio da Padova aggiunge che la posizione particolare del governante nella comunità politica, tuttavia, non gli deriva per natura e in maniera necessaria ma gli proviene dalla comunità stessa. La causa efficiente del potere del governante, dunque, è la legge che traduce la consuetudine che a sua volta è espressione del popolo nella sua interezza oppure di una parte prevalente di esso. La novità, dunque, sta nel fatto che la legge può essere anche espressione solo di una parte della comunità, purchè tale parte sia prevalente da un punto di vista sia qualitativo, che quantitativo. Pertanto, da questa parte della comunità sono espunti le donne i fanciulli gli stranieri. Per Marsilio da Padova il governante è investito del suo potere da tutta o da una parte della comunità politica e quindi, sia nei comuni, sia nelle altre realtà territoriali è elettivo. Non bisogna però pensare con questo che Marsilio da Padova sia il teorizzatore della sovranità popolare perché nel suo pensiero la comunità politica, i cittadini non hanno consapevolezza di costituire un corpo sovrano ma si ritengono solo un gruppo di individui. Essi eleggono il governante solo per assicurarsi che lui li tenga uniti in nome della legge fondamentale.

Come si è detto in precedenza, il medioevo riprende il concetto aristotelico della costituzione mista che rappresenta la medietà cioè nasce dal coordinamento delle istanze delle varie componenti sociali e, quindi, è strumento di pacificazione sociale e che, per ciò stesso, è stabile e durevole dal momento che non è concessa, ottriata, da un vincitore ai vinti, ma nasce da un consenso raggiunto progressivamente nei secoli e, perciò, è la costituzione dei padri, confermata dal tempo. Nel medioevo, come si è visto, la costituzione mista è quella che pone il re accanto al resto della comunità politica e che, a differenza degli antichi, non è un’ideale da perseguire ma uno strumento per preservare una realtà consuetudinaria già esistente. Si può dire, dunque, che mentre la costituzione mista degli antichi rappresenta l’idea base per legittimare forti poteri pubblici la costituzione mista del medioevo è la realtà preesistente richiamata per limitare i poteri forti. Durante i secoli XVI e XVII questa funzione della costituzione medievale si è ulteriormente affermata. Ciò è accaduto, per esempio, in Francia dove vi furono nel XVI sec. le guerre di religione tra cattolici e protestanti. In questo contesto dove era necessario preservare l’ordine giuridico dato, Hotman sostiene che per superare il conflitto è necessario tornare alla costituzione storica purtroppo dimenticata in cui il re è limitato dalla comunità nel suo complesso e dalle consuetudini che in essa si sono affermate. Pertanto, era auspicabile che il re interagisse con gli stati generali rappresentativi dell’intera comunità che sono i veri custodi dell’ordine giuridico, definito politia e inteso come insieme di istituzioni e consuetudini confermate nel tempo. Anche Hotman dunque esalta le virtù della costituzione mista medievale, rappresentate dall’essere comunemente accettata nella comunità perché antica, e dall’essere mista perché esprime le istanze di tutti.

Hotman per la prima volta usa il concetto medievale di costituzione contro il re cioè disvela la funzione di questa costituzione che, come si è detto, è quella di limitare i poteri politici forti. La costituzione medievale per la prima volta è concretamente usata per esercitare il diritto di resistenza. Hotman poi aggiunge che se non si riesce a frenare il re con la costituzione mista, è necessario che il popolo intervenga radicalmente, riprendendo in mano tutto il potere perché il popolo esiste prima del re e, quindi, può fare a meno di lui. Si tratta decisamente di una svolta rispetto al pensiero di Marsilio da Padova che, come si è detto, non aveva ancora teorizzato la sovranità popolare. Si parla, infatti, per la prima volta, di un corpo che può fare ameno del cuore.

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