Invece Kant affrontò il discorso legandosi di meno alla tradizione dell’Inghilterra. Secondo Kant è necessario distinguere tra forma di stato e di governo. La forma di stato attiene al soggetto cui è attribuito il potere sovrano di fare le leggi. La forma di governo riguarda il rapporto concreto tra il potere legislativo sovrano e gli altri poteri. Secondo Kant il terreno per lo sviluppo della costituzione ideale è quello del rapporto tra i poteri. La costituzione del futuro per lui è quella repubblicana perché tende a separare tra legislativo ed esecutivo ed è costituita da un insieme di principi. Innanzitutto, c’è il principio in base al quale ognuno deve essere libero di perseguire la propria felicità senza limitare l’uguale ricerca altrui. La legge provvede a determinare il punto in cui finisce la libertà di ciascuno e agisce garantendo la libertà a tutti.

Il secondo principio è quello di uguaglianza cioè di uguale sottomissione di tutti alla stessa legge. Infatti solo la legge può esercitare coazione in modo uguale su tutti. Quando questi due principi sono minacciati si instaura il dispotismo.

Kant ritiene che una monarchia o un’aristocrazia non devono necessariamente essere dispotiche perché sono forme di stato che possono tranquillamente conciliarsi con la forma di governo repubblicana cioè basata sulla separazione dei poteri tale da garantire la libertà e l’uguaglianza. A proposito della democrazia come forma di Stato Kant dice che se essa è intesa in senso giacobino che accentra nei rappresentati o mandatari del popolo sovrano ogni potere legislativo ed esecutivo allora è incompatibile con la separazione dei poteri cioè con la costituzione repubblicana e non garantisce libertà e uguaglianza. Se, invece, la democrazia è tale per cui garantisce ai singoli cittadini una certa indipendenza civile che li rende padroni di sé stessi allora a questi cittadini e non al popolo nel suo complesso si poteva affidare la scelta di una adeguata rappresentanza politica tale da separare i poteri e garantire libertà ed uguaglianza. Perciò Kant respingeva il concetto giacobino di popolo sovrano che ledeva il principio di separazione dei poteri perchè avrebbe condotto all’affermazione di un solo potere di origine popolare. Kant getta le basi per rivedere il concetto di sovranità popolare in modo da superare il radicalismo rivoluzionario.

Constant effettuò questa operazione e cercò di inserire il nuovo concetto di sovranità popolare in una costituzione repubblicana basata cioè sulla separazione dei poteri. Nel periodo della restaurazione a partire dalla carta costituzionale del 1814 si ha il ritorno della monarchia e l’introduzione della camera dei pari congiunta all’elettorato della camera dei deputati estremamente ristretto. Constant come Kant sostiene che ciò che importa è la forma di governo e non quella di stato quindi anche se quest’ultima è cambiata il dibattito sulla forma di governo continua. Constant nel 1815 scrive un’opera dove propugna la tesi della sovranità limitata. La sovranità popolare è ammissibile ma solo come supremazia della volontà generale su tutte le volontà particolari cioè come formula che giustifica la supremazia della legge generale e astratta che per Constant come per Kant è la sola garanzia dei diritti di libertà e uguaglianza. Il popolo sovrano si deve identificare con il legislatore e si deve trasfondere nella legge generale ed astratta.

La sovranità popolare poi non è illimitata perché è funzionale ai diritti degli individui che sono la libertà individuale, la libertà di opinione, il libero godimento della proprietà, la garanzia contro l’arbitrio. Constant non prevede la possibilità di opporre la costituzione alla legge in nome dei diritti, percui non si parla di controllo di costituzionalità. Infatti, i diritti appartengono alla legge e non alla costituzione che si deve occupare di altro cioè della costruzione della forma di governo.

Il problema di controllo di costituzionalità in america

Negli Stati Uniti d’America invece nello steso periodo era attuale il problema del controllo di costituzionalità. De Tocqueville dopo un viaggio di studi negli Stati Uniti scrisse che lì la costituzione comandava ai legislatori e ai semplici cittadini indicando all’opinione pubblica europea una situazione in cui la democrazia non aveva rinunciato a porsi dei limiti come contrappeso ai poteri delle assemblee legislative. De Tocqueville disse chiaramente che in America il contrappeso del controllo di costituzionalità era nelle mani dell’aristocrazia. A differenza di Constant , poi, l’autore ritiene che la società del suo tempo è destinata irreversibilmente ad evolversi in senso democratico. Contro questa tendenza era necessario che gli individui riscoprissero il significato costituzionale della pratica associativa. Le associazioni dei cittadini avrebbero formato uno strato sociale che per la sua forza economica e la sua consapevolezza politica era indipendente dal potere politico e non assimilabile a questo.

Dopo la rivoluzione il costituzionalismo ha un solo nemico che in Burke si chiama potere costituente, per Kant e Constant si chiama sovranità popolare e per De Tocqueville l’espansione del principio democratico. Tutti questi autori contrappongono la sovranità popolare che espande oltre misura il potere del popolo alla costituzione intesa come ideale politico.

Il costituzionalismo prende atto dei risultati della rivoluzione cioè la definizione della supremazia della legge e il principio di uguaglianza cercando di coordinarli con la imposizione di limiti e nel corso del XIX secolo cominciò a farsi forte la preoccupazione per la stabilità dell’obbligazione politica che poteva essere messa in crisi dall’idea rivoluzionaria secondo cui il fondamento dell’autorità politica era un contratto stipulato dai cittadini con i governanti revocabile in ogni momento. I poteri costituti che per la rivoluzione potevano essere messi in discussione in ogni momento dal popolo sovrano dovevano essere dotati di una maggiore stabilità. Nacque così un pensiero controrivoluzionario espresso innanzitutto da De Maistre che sostenne che il grande torto della rivoluzione era la separazione tra sovranità e società che aveva ridotto la prima a mero risultato della volontà degli individui e aveva ridotto la seconda in una mera moltitudine di individui. Ciò avrebbe determinato disordine e instabilità.

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